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Antichità Boscaì

Fondata nel 1982, Antichità Boscaì si occupa della vendita di mobili, dipinti e oggetti dal ‘600 al ‘900.

Antichità Boscaì

Fondata nel 1982, Antichità Boscaì si occupa della vendita di mobili, dipinti e oggetti dal ‘600 al ‘900.

Marialisa Cargnoni

Nel 1996 mi sono laureta all’ateneo di Padova in storia dell’arte con la tesi di argomento bresciano-valsabbino, relativo alla famiglia di intagliatori lignei “I Boscaì di Levrange”.

Contemporaneamente ho intrapreso la professione di antiquariato, attività di famiglia, esistente dal 1982, consistente della vendita di mobili, dipinti e oggetti dal 1600 all’inizio del 1900.

L’anno successivo ho pubblicato la monografia dei Boscaì presso la casa editrice Grafo, a cui sono seguite le presentazioni a Brescia, Nozza, Villanuova, Lonato, Barbarano e Gavardo.

Nel 1998 ho iniziato a tenere corsi di antiquariato dal Rinascimento al Decò, con la visita guidata alle opere dei Boscaì nelle chiese delle Pertiche in Valsabbia. Sono seguiti corsi di storia dell’arte tematici di storia della pittura italiana e fiamminga dal 1300 al 1600; durante i corsi abbiamo visitato numerose mostre.

Dal 1999 sono iscritta all’Albo dei Periti di Arte del Tribunale di Brescia.

Marialisa Cargnoni

Boscaì – I Pialorsi di Levrange e l’arte dell’intaglio nella Valle Sabbia dei secoli XVII e XVIII

Dettagli

© Novembre 1997
Prefazione di Alfredo Bonomi
Editore: Grafo
Collana: Studi di storia dell’arte

27x23cm, 240 pp., 154 ill.

ISBN 88-7385-371-0

Intestazione

Il libro, che non ha assolutamente la pretesa di esaurire tutto ciò che riguarda i Boscaì e in generale la scultura lignea Valsabbina, è però sicuramente un punto di riferimento su questa dinastia di intagliatori, un punto di partenza per ulteriori ricerche e inoltre una rivalutazione del nostro patrimonio artistico locale, sottolineato anche dall’apparato fotografico.

Grazie alla ricerca documentaria, relativa ai dati biografici dei diversi esponenti (vd. il ramo “Boschetto”, che si dedica alla forgia dei metalli), svolta presso l’archivio della Curia, di Stato e di quelli parrocchiali, gli esiti sono essenzialmente due: il primo è l’aver ridimensionato il numero dei manufatti attirbuiti alla bottega “boscaina” a favore di altri intagliatori, che non sono solo locali, ma anche provenienti dal capoluogo e dalla provincia di Trento; il secondo è l’aver riscoperto le abitudini della vita quotidiana di questi intagliatori vivaci e vitali, che talvolta lavoravano i campi, e l’avere valorizzato l’attività artistica, con i momenti floridi e le eclissi, di una bottega a carattere famigliare e artigianale, arte trascurata e negletta, considerata minore, sintesi invece di architettura, scultura e ornato. I Boscaì nel ‘700, attraverso tre generazioni, la prima di Francesco, la seconda di Giovan Battista, la terza di Antonio e Francesco, monopolizzano l’arte dell’intaglio fra la Vallesabbia e la Valtrompia. La produzione della bottega, cllocata cronologicamente nel ‘700, è simile a una parabola, il cui vertice coincide con l’attività di Francesco e corrisponde ad una ricchezza di ornato, ad un modo di trattare la materia più sensibile e in generale a una condizione agiata della famiglia. La loro bottega era collocata a Levrange, località comunicante sia con la Valle Sabbia che con la Val Trompia tramite sentieri. All’interno della bottega l’insegnamento veniva tramandato di padre in figlio; le numerose opere venivano realizzate anche grazie all’aiuto di collaboratori locali. Si nota il riutilizzo di uno stesso schema lungo una rco di tempo di quaranta anni, e che da un’iniziale esuberanza nella decorazione e una maggiore sicurezza nell’intaglio, e da un tentativo di aggiornamento al gusto barocco e a quello neoclassico, si passa a una diminuzione sia quantitativa che qualitativa nelll’apparato decorativo. Tale progressiva crisi artistica è unita anche a quella economica della famiglia, che si vede costretta a integrare le entrate dei lavori di campagna con l’allevamento di animali da cortile. Tale crisi rispecchia l’incapacità da parte degli intagliatori di opporsi alla diffusione della moda per la lavorazione del marmo per gli arredi sacri, utilizzato nel capoluogo fin dalla prima metà del ‘700. Nonostante questo limite, che ribadisco è comune a tutte le botteghe di intagliatori a carattere famigliare e legato alla committenza delle confraternite tendenzialmente conservatrice, non si può sottacere la genialità di alcune opere molto accurate e complesse.

Marialisa Cargnoni

Boscaì – I Pialorsi di Levrange e l’arte dell’intaglio nella Valle Sabbia dei secoli XVII e XVIII

Dettagli

© Novembre 1997
Prefazione di Alfredo Bonomi
Editore: Grafo
Collana: Studi di storia dell’arte

27x23cm, 240 pp., 154 ill.

ISBN 88-7385-371-0

Intestazione

Il libro, che non ha assolutamente la pretesa di esaurire tutto ciò che riguarda i Boscaì e in generale la scultura lignea Valsabbina, è però sicuramente un punto di riferimento su questa dinastia di intagliatori, un punto di partenza per ulteriori ricerche e inoltre una rivalutazione del nostro patrimonio artistico locale, sottolineato anche dall’apparato fotografico.

Grazie alla ricerca documentaria, relativa ai dati biografici dei diversi esponenti (vd. il ramo “Boschetto”, che si dedica alla forgia dei metalli), svolta presso l’archivio della Curia, di Stato e di quelli parrocchiali, gli esiti sono essenzialmente due: il primo è l’aver ridimensionato il numero dei manufatti attirbuiti alla bottega “boscaina” a favore di altri intagliatori, che non sono solo locali, ma anche provenienti dal capoluogo e dalla provincia di Trento; il secondo è l’aver riscoperto le abitudini della vita quotidiana di questi intagliatori vivaci e vitali, che talvolta lavoravano i campi, e l’avere valorizzato l’attività artistica, con i momenti floridi e le eclissi, di una bottega a carattere famigliare e artigianale, arte trascurata e negletta, considerata minore, sintesi invece di architettura, scultura e ornato. I Boscaì nel ‘700, attraverso tre generazioni, la prima di Francesco, la seconda di Giovan Battista, la terza di Antonio e Francesco, monopolizzano l’arte dell’intaglio fra la Vallesabbia e la Valtrompia. La produzione della bottega, cllocata cronologicamente nel ‘700, è simile a una parabola, il cui vertice coincide con l’attività di Francesco e corrisponde ad una ricchezza di ornato, ad un modo di trattare la materia più sensibile e in generale a una condizione agiata della famiglia. La loro bottega era collocata a Levrange, località comunicante sia con la Valle Sabbia che con la Val Trompia tramite sentieri. All’interno della bottega l’insegnamento veniva tramandato di padre in figlio; le numerose opere venivano realizzate anche grazie all’aiuto di collaboratori locali. Si nota il riutilizzo di uno stesso schema lungo una rco di tempo di quaranta anni, e che da un’iniziale esuberanza nella decorazione e una maggiore sicurezza nell’intaglio, e da un tentativo di aggiornamento al gusto barocco e a quello neoclassico, si passa a una diminuzione sia quantitativa che qualitativa nelll’apparato decorativo. Tale progressiva crisi artistica è unita anche a quella economica della famiglia, che si vede costretta a integrare le entrate dei lavori di campagna con l’allevamento di animali da cortile. Tale crisi rispecchia l’incapacità da parte degli intagliatori di opporsi alla diffusione della moda per la lavorazione del marmo per gli arredi sacri, utilizzato nel capoluogo fin dalla prima metà del ‘700. Nonostante questo limite, che ribadisco è comune a tutte le botteghe di intagliatori a carattere famigliare e legato alla committenza delle confraternite tendenzialmente conservatrice, non si può sottacere la genialità di alcune opere molto accurate e complesse.

Attività

Per maggiori informazioni e per una visione completa di tutti gli articoli, vi aspettiamo nel nostro show room.

Trattiamo mobili e dipinti antichi

Dal 1600 al 1900.

Contatti

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Via dei Ronchi 6, San Biagio di Gavardo

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